Centro per il recupero dei ricci La Ninna

OSPEDALE DEI RICCI

A Novello, in provincia di Cuneo, il Centro di recupero La Ninna accoglie e cura ricci feriti o in difficoltà

ospedale dei ricci

Focus wild maggio 2017

L’ ospedale dei ricci è nato grazie a un ricetto di appena 25 grammi, Ninna, che ha conquistato il cuore di un veterinario di campagna, Massimo Vacchetta, che ha deciso di dedicarsi alla tutela di questi animali sempre più a rischio a causa dell’uomo aprendo e gestendo un centro di recupero dedicato a loro.

L’ospedale dei ricci ospita attualmente una settantina di animali, cuccioli di poche settimane rimasti senza mamma, adulti feriti o sottopose incapaci di superare il letargo e quindi l’inverno in natura. Una volta rimessi a nuovo nell’ospedale dei ricci gli animali tornano gradualmente in libertà, solo quelli che hanno riportato danni permanenti devono continuare a rimanere al centro per tutta la durata della loro vita.

Massimo Vacchetta, ha trasformato la sua casa in un vero ospedale dei ricci occupandosi degli “ospiti spinosi” tutto il giorno con l’aiuto di alcuni volontari. “Se qualcuno trova un riccio ferito o in evidente difficoltà bisogna portarlo nel più vicino centro per animali selvatici – dice Vacchetta – ma se sono tranquilli nel loro ambiente vanno lasciati al loro posto senza farsi venire idee di tenerli in cattività (il che è proibito) perché sono animali selvatici. È poi importante sapere che non va mai per nessuna ragione offerto ai ricci latte di mucca o pane che possono essere molto dannosi per la loro salute”.

ospedale dei ricciMa com’è nata l’idea di questo centro? “Mi occupavo per lo più di vitelli – ha detto Vacchetta – ma un giorno un collega mi chiese di aiutarlo con una femmina di riccio di pochi giorni di vita che pesava appena 25 g. Quando la vidi fui preso da un profondo senso di compassione e tenerezza e da lì nacque una straordinaria amicizia che letteralmente mi trascinò nel mondo di queste incredibili e intelligenti creature. Decisi di occuparmi di lei, che battezzai Ninna, e dopo averla nutrita per oltre un mese, svezzata e restituita alla libertà mi venne l’idea di aprire un piccolo ospedale per ricci, una struttura innovativa nel campo della cura e della ricerca scientifica su questi animali, un centro che in Italia ancora non esisteva sebbene siano molti a occuparsi di fauna selvatica. Per questo mi misi in contatto con i migliori centri di recupero di ricci del nord Europa, in particolare in Inghilterra, Danimarca e Svizzera”.

L’uomo – spiega Vacchetta – è la principale minaccia per i ricci sia perché ne sta rapidamente spazzando via l’habitat sia per gli incidenti stradali. Secondo una recente stima francese oggi sarebbero circa 1,8 milioni i ricci uccisi dalle auto ogni anno, un numero impressionante se si considera che la popolazione di questo paese potrebbe essere di pochi milioni di esemplari. Altra causa di mortalità sono i lavori di giardinaggio effettuati in maniera disattenta. Decespugliatori, frese e falò, infatti, possono essere letali dato che i ricci amano riposare sotto gli arbusti, le siepi e nell’erba alta. Anche l’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura li mette in difficoltà, perché riducono drasticamente le popolazioni di insetti che sono alla base della loro alimentazione, o perché, altre volte, causano intossicazioni fatali. Lo stesso vale per lumachicidi ed erbicidi. Infine, ci sono le trappole accidentali: reti metalliche, plastiche e fili di nylon ma anche piscine, buchi e botole lasciate aperte, che possono destare la curiosità del riccio per poi rivelarsi mortali”.

Un aiuto per “La Ninna”
L’attività del Centro, che è una sezione del CRAS di Bernezzo, accoglie volontari per accudire i ricci. Inoltre, è possibile adottare a distanza i ricci che a causa di disabilità permanenti rimangono al Centro, effettuare donazioni (cerca Centro Recupero Ricci La Ninna su facebook) o acquistare il libro 25 grammi di felicità, scritto da Antonella Tomaselli, che racchiude le storie di tanti ricci a cominciare da Ninna.

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